giovedì 28 marzo 2013

qui nei pressi... - 4



Ecco, il punto è che sono davvero tanti, i blog, sono tantissimi!
E nessuno si stanca di aggiornarli.. o quasi!

Dunque per questa settimana offro a tutti i curiosi delle pillole!
Una per ciascun "settore".

Musica

The Rape of Lucretia” a Trieste

Un’opera drammaticamente intensa, formata da diversi strati narrativi, un’opera che tratta un tema scomodo, calato nel periodo storico dell’imperatore Lucio Tarquinio, meglio conosciuto come Tarquinio il Superbo, periodo che vide la cacciata dei re da Roma e l’inizio della repubblica con il progressivo allargamento dei domini romani alle diverse sponde del Mediterraneo, allargamento di cui rimangono ancor oggi le vestigia che nella più palese delle forme sono rappresentate dai numerosi anfiteatri che costellano le coste del Mediterraneo. Ciò ha fatto decidere al 36enne regista spalatino Nenad Glavan di mettere “al centro della scena il potere, che geometricamente di solito si presenta in forma di semicerchio: di un anfiteatro, di un parlamento o di un tribunale. Un semicerchio rispecchiato nel suo opposto è ancora una volta un cerchio. Vizioso? Di disperazione? Di speranza? …”.

La scena si crea e si disfa davanti ai nostri occhi, portata a mano, passando dall’anfiteatro semicircolare al cerchio, enfatizzato ulteriormente dall’utilizzo di una webcam, messa verticalmente sopra il palcoscenico, che permette anche al pubblico di vedere secondo due prospettive, quella orizzontale e quella verticale, proiettata quest’ultima su un semicerchio messo al fondo della scena. Glavan, che oltre ad essere il regista è anche l’autore delle scene, ha poi utilizzato la webcam anche per farci vedere i primi piani dei due cori, interpretati da Alexander Kröner, quello maschile, e Katarzyna Medlarska, quello femminile, che nella dinamica dell’opera fungono da commento all’azione e che concludono l’opera nel proscenio con un sipario nero dietro alle spalle in un epilogo fortemente caratterizzato da sentimenti cristiani. Pensata come un’opera da cameraThe rape mostra l’estrema duttilità e notevole inventiva di Britten soprattutto nelle scelte di orchestrazione che si realizzano in soluzioni anche inaspettate (come quella di utilizzare il pianoforte come accompagnamento in una specie di recitativo secco, secondo l’ispirazione barocca; oppure quella di usare i timbri del flauto basso e il clarinetto basso creando una atmosfera morbida, notturna; oppure nella fusione del suono dell’arpa con i glissati del contrabbasso a significare i suoni della natura; oppure nell’utilizzo dell’omogeneità di timbri della sezione dei fiati che non è di facile realizzazione, come ci ha dimostrato proprio l’interpretazione triestina dei membri dell’Orchestra del Teatro Verdi, diretti dal giapponese Ryuichiro Sonoda).

Continua>>  di Luisa Antoni su Il Corrire Musicale



Cinema

Gli amanti passeggeri

Dai grandi maestri ci si aspetta sempre il capolavoro che lasci a bocca aperta. A volte però, anche a loro è concesso di voler semplicemente divertirsi e far divertire. Così, senza grosse pretese.
Sembra il caso dell’ultima opera di Almodovar Gli amanti passeggeri, ritorno dell’enfant terrible del cinema spagnolo alla follia, alla sregolatezza, a quell’allegro chiasso – apparentemente privo di ogni logica e razionalità – che ha marchiato i suoi anni ’80, così permeati da quell’espressività e da quella voglia di trasgredire a tutti i costi che portava con sé la movida post-franchista.
Tutto si svolge all’interno di un aereo della compagnia iberica “La Peninsula”, diretto in Messico. A bordo, in economy, decine di passeggeri schiacciati come sardine, separati giusto da una tendina dai pochi privilegiati, che comodamente siedono sulle lussuose poltrone della business. L’aereo spicca il volo ma ben presto emerge un problema tecnico ad uno dei carrelli: scatta l’emergenza, l’aereo deve atterrare ma, in attesa di trovare una pista libera per effettuare l’atterraggio d’emergenza; il velivolo è costretto a girare a vuoto intorno all’orbita di Toledo. E i passeggeri si trovano improvvisamente di fronte allo spettro della morte.
Raccontata così, la trama non sembra così diversa da quella di tanti “disaster-movie” che affollano la filmografia americana. In realtà fin dai primissimi fotogrammi si capisce immediatamente che il tenore è tutt’altro: i colori sgargianti rapiscono lo spettatore e lo catapultano in un’atmosfera colorata, queer, grottesca oltre ogni limite, dove il trash e l’irriverenza non sono un semplice espediente, ma unici fili conduttori che tengono insieme un mosaico di teatrini, gag, battute e situazioni ai limiti del surreale.

Eppure ciò che appare come un divertente (ma forse un po’ forzato) cabaret nasconde un’esigenza di catarsi: una purificazione da quella durezza introspettiva, arrivata al suo apice con il dramma La pelle che abito, ma anche una risposta alla decadenza odierna a suon di tequila, sesso ad alta quota e droghe nascoste in parti del corpo non proprio raccomandabili.

Continua>> di Andrea Viola su Inchiostro


Tea

Too simple to be true

Da un interessante articolo TOO SIMPLE TO BE TRUE, pubblicato nell’edizione di gennaio 2009 della rivista FRESH CUP ho potuto apprendere che una piccola parte della mia conoscenza intorno alla quantità di teina nel tè e al come ridurla era solo frutto di una tradizione che si è tramandata nel tempo nel mondo del tè ma infondata.

Due sono i miti sfatati in laboratorio. Si crede infatti che:

-la prima infusione di 30 secondi sia quella dove viene rilasciata maggiore teina. Per evitare di assumerne, quindi, che sia sufficiente gettare via la prima infusione. Con il gong fu cha, il gesto di lavar via le foglie viene consigliato per ridurre la teina nel tè.

-il tè verde ha minore quantità di caffeina rispetto al tè nero in quanto la concentrazione di questa sostanza è legata al processo di ossidazione.

La prima idea è stata smentita da una ricerca condotta da uno studente di chimica Micah Buckel in laboratorio che consisteva nell’analizzare la quantità di caffeina della prima e della seconda infusione con tempi di tre minuti di infusione ciascuna. Il risultato comunicava che dopo tre minuti di infusione, la caffeina andava via per il 46-70% ma non così tanto quanto creduto generalmente (30 secondi, 80% di caffeina).

Continua>> di Francesca su Unastanzatuttaper(il)tè



Vino

ROIJA RESERVA 2006 - D.O.Ca. - Marqués De Riscal


...più che una bella bevuta, mi rimane solo una bella bottiglia vuota sullo scaffale.

Questo é uno dei produttori spagnoli più famosi e conosciuti, tanto che può capitarvi di trovare alcuni dei suoi vini anche qui in Italia. Così, anche se in cuor mio, sapevo che stavo per acquistare un vino che non é proprio nelle mie "corde", mi sono autoconvinto, attirato dalla bella bottiglia retata e la voglia di provare un vino spagnolo della Rioja (oltre ovviamente al prezzo contenuto). Adesso a bottiglia stappata sono qui a raccontarvi, più o meno, di cosa si tratta.

Marqués de Riscal è una delle più antiche cantine della Rioja fondata da Guillermo Hurtado de Amezaga nel lontano 1858, e in breve tempo, grazie alle collaborazioni con enologi di Bordeaux, introduce nuovi vitigni di taglio bordolese e acquisisce le tecniche produttive dei maestri francesi, tanto da essere il primo vino "non francese" ad essere insignito del Diploma d'Onore all'Esposizione di Bordeaux. Da allora ai giorni nostri, con oltre 150 anni di storia vitivinicola alla spalle, questa "faraonica" bodegas ha fatto passi da gigante, diventando una cantina simbolo a livello internazionale, grazie anche al recente progetto "Città del Vino" inaugurato nel 2006, con la nuova e supermoderna struttura dell'architetto Frank O. Gehry, a dir poco spettacolare, il cui design ricorda il museo Guggenheim di Bilbao, il più famoso e conosciuto progetto firmato dal famoso architetto canadese.


Una cantina antica ricca di storia e tradizioni, ma sempre al passo con i tempi (e lo si sente anche nella sua Reserva), in continuo rinnovamento, sempre pronta ad acquisire nuovi vigneti e nuove fette di mercato internazionale. Non solo vino nella "Ciudad del Vino", ma anche un lussuoso hotel, un ristorante stellato, una spa dove si pratica la vinoterapia, enoteca, eventi, attrazioni turistiche ecc.... insomma, siamo distanti anni luce dall'idea del vignerons, della piccola cantina a conduzione familiare, il mondo del vino, quello rurale che più mi sta a cuore... provate a cercare una foto di questa avveneristica struttura, tanto bella a vedersi, diciamo pure una “figata”, ma che impatto ha una struttura del genere in un ambiente tipicamente agricolo? Insomma se mi sono permesso di criticare il cubo e l'acino di Ceretto, in quanto opere futuriste che poco hanno da spartire con l'immagine di Langa che porto nel cuore, figuratevi questa bodegas del futuro..

Continua>> su Simo diVino


Cucina

Empanadas di vigilia

Ingredienti:
Masa (pasta n.d.r.):
Vedere 'massa di base' 

Ripieno:
1 cipolla media
1 peperone verde
1 peperone rosso
2 uova sode
sale e pepe qb
3 o 4 cucchiaini di capperi
1 cucchiaino di paprika
350 grammi di tonno naturale
uovo per dipingere

Metodo di preparazione:

Continua>> di Beatriz su Ricette tradizionali argentine


Sport

Attraverso la Val Varenna




di Paolo Pelloni da Genova di Corsa







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