mercoledì 13 marzo 2013

Luisa Miller - Maratona Verdi 2013 - VIII


Pronti per un'altra opera verdiana?? Eccone un'altra pre-periododOro!
Luisa Miller, famosa perché opera dello scandalo Ricciarelli alla Scala (n.d.A. povera donna...!). 


Opera in tre atti, generalmente considerata anello di congiunzione tra periodo giovanile e la detta trilogia popolare (Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata), Luisa Miller è una delle più discusse di Verdi a causa delle sua irregolarità ed il suo essere molto spezzettata.

Genesi
La collaborazione tra Verdi e il Teatro San Carlo di Napoli subisce un duro colpo con la decisione del Maestro di cedere La battaglia di Legnano al Teatro Argentina di Roma. Il maestro, stufo del suo ormai triennale contratto con il teatro napoletano, cerca di rescinderlo Salvatore Cammarano, il giovane librettista di Verdi viene addirittura minacciato di essere recluso in prigione, perciò scrive supplichevole al compositore in cerca di appoggio ed aiuto e, quest'ultimo, rinnovò il contratto per un altro anno.
I due elaborano un’opera che cada a sostituire quella offerta a Roma. Pare che Cammarano abbia proposto, nella primavera del 1849, dopo varie ricerche, un libretto sul dramma intimistico e borghese dell’amato Friedrich Schiller, dal titolo Kabale und Liebe [amore e raggiro]. Nel libretto è molto ammorbidita la critica sociale rispetto alla tragedia originale per evitare la pressante ed intensa censura napoletana.
Verdi compose la musica tra Parigi, Busseto, Roma e Napoli. La prima si tenne l’8 dicembre del 1849.
L'opera ricevette una buona accoglienza, nonostante la prima fu alquanto pericolosa per il compositore, il quale fu costretto a chiedere asilo ad una nave francese.

Drammatis Personae
Il Conte di Walter - basso
Rodolfo, suo figlio - tenore
Federica, duchessa d'Ostheim, nipote di Walter - contralto
Wurm, castellano di Walter - basso
Miller, vecchio soldato in ritiro - baritono
Luisa, sua figlia - soprano
Laura, contadina - mezzosoprano
Un contadino - tenore
Damigelle di Federica, paggi, arcieri, abitanti del villaggio.


Luogo Tirolo nella prima metà del XVII secolo.La durata dell'opera è di circa 2 ore e 30 min.


Trama 
(moooolto particolareggiata! su wiki la trovate più breve!)

Atto primo. Laura (una contadina) e gli altri abitanti del villaggio si avvicinano alla casa del vecchio soldato Miller per festeggiare il compleanno della figlia Luisa (introduzione «Ti desta, o Luisa»). È una mattina di primavera; la fanciulla vorrebbe rallegrarsi con gli amici, ma non vede ancora arrivare Carlo, il fidanzato. Miller è preoccupato, perché Carlo è appena arrivato alla corte del nuovo signore, il conte di Walter, ed è del tutto sconosciuto agli abitanti del villaggio.
Il giovane giunge e dichiara il suo amore a Luisa. Al vecchio Miller si avvicina un cortigiano di Walter, Wurm, che ama Luisa e già da un anno l’ha chiesta in sposa, ma se l’è vista rifiutare. Miller dichiara di non volersi opporre ai sentimenti della figlia (scena e aria «Sacra la scelta è d’un consorte »). Wurm gli rivela allora che sotto le spoglie di Carlo si cela Rodolfo, figlio del conte di Walter. In Miller nasce il sospetto che Rodolfo non sia sincero e voglia in realtà attentare all’onore di Luisa. Sala nel castello di Walter. Wurm svela al conte l’amore del figlio per Luisa, sino a quel momento tenuto segreto; Walter biasima il comportamento di Rodolfo, per la felicità del quale ha fatto tutto quanto era in suo potere (scena e aria «Il mio sangue, la vita darei»). Il conte chiama il figlio in sua presenza, gli annuncia di avergli destinato in sposa la duchessa Federica d’Ostheim, sua nipote, e gli intima di obbedire al suo volere. Federica giunge, accompagnata da un coro festante che le rende omaggio (recitativo e coro «Quale un sorriso d’amica sorte»); il conte parte allora per affrettare la caccia. Rodolfo resta solo con Federica, alla quale è legato da antico affetto, e le confessa il suo amore per Luisa.Ma Federica, che di lui è innamorata, non può dargli la sua comprensione e dà anzi sfogo al suo risentimento (recitativo e duetto «Dall’aule raggianti di vano splendore»). Interno della casa di Miller. Si sentono in lontananza le grida e i suoni della caccia (finale «Sciogliete i levrieri...»).
Luisa, preoccupata perché Rodolfo non l’ha ancora raggiunta, vede entrare Miller, agitatissimo: il vecchio soldato parla alla figlia dell’inganno di Rodolfo e le svela la vera identità del giovane, aggiungendo d’aver saputo che sono imminenti le sue nozze. Giunge Rodolfo, che giurando sulla sincerità del suo amore si inginocchia davanti a Miller e dichiara Luisa sua sposa. Ma arriva all’improvviso il conte, che insulta Luisa accusandola d’inganno. Rodolfo sguaina allora la spada davanti al padre;ma poi la ripone, non potendo opporsi in armi al genitore.Walter chiama gli arcieri e comanda loro di arrestare Miller e la figlia. Rodolfo tenta di opporsi, ma invano: l’ordine viene confermato. Il giovane si avvicina allora al padre e lo minaccia: se insisterà nel suo proposito, rivelerà in pubblico il modo in cui il padre è divenuto conte di Walter. Allarmato e sconvolto, Walter ordina la liberazione di Luisa.
Atto secondo
Interno della casa di Miller. Laura e i contadini informano Luisa, rimasta sola, che il padre è stato arrestato e trascinato in catene dagli sgherri (coro «Ah! Luisa, Luisa, ove sei?...»). Arriva Wurm e annuncia la condanna a morte di Miller, colpevole d’aver snudato la spada davanti al conte. Propone a Luisa uno scambio: il padre sarà libero se lei scriverà una lettera in cui dichiari di amare Wurm e di aver ingannato Rodolfo per motivi di interesse. Dapprima Luisa rifiuta, sdegnata; ma poi nella disperazione accetta, perché non v’è altro modo di salvare il padre (scena e aria «Tu puniscimi, o Signore»). Wurm la costringe a seguirla al castello, per confermare le sue dichiarazioni davanti al conte e alla duchessa.
Il castello: appartamenti di Walter. Walter, solo nelle sue stanze, medita sull’intrigo ordito per distogliere il figlio dal suo amore inopportuno (recitativo «Egli delira»). Giunge Wurm e informa il conte che la trama ha avuto successo; i due ricordano poi l’assassinio del vecchio signore di Walter, che ha permesso al conte di arrivare al potere impadronendosi del feudo. Prima di morire – rammenta Walter – il vecchio aveva fatto in tempo a svelare il nome degli assassini a Rodolfo, che è dunque al corrente dell’accaduto (scena e duetto «L’alto retaggio non ho bramato »). Arriva la duchessa Federica e Wurm si ritira. Da una porta segreta Walter fa entrare Luisa; la duchessa la interroga e la fanciulla, sotto la minaccia di Wurm che l’accompagna, conferma il contenuto della lettera (scena e quartetto «Presentarti alla duchessa»). Giardino pensile del castello. Un contadino ha consegnato a Rodolfo, per incarico di Wurm, la lettera di Luisa. Il giovane dapprima è incredulo, ma riconosce poi la calligrafia di Luisa; dà allora sfogo alla sua amarezza per l’inganno subìto (scena e cantabile «Quando le sere, al placido»). Chiama Wurm e consegnandogli una pistola lo sfida a duello; ma Wurm, da vigliacco, scarica l’arma in aria e fugge. Il rumore richiama il conte e altra gente. Colpito dalla disperazione del figlio, Walter si dichiara disposto a cedere. Rodolfo gli svela però il tradimento di Luisa: il conte, allora, consiglia al figlio di vendicarsi sposando Federica. Rodolfo si dispera, mentre tutti lo esortano ad affidarsi ai consigli del padre (cabaletta «L’ara, o l’avello apprestami»).
Tema del destino
Atto terzo
La casa di Miller. Luisa siede a un tavolo e scrive una lettera, osservata da Laura e dalle contadine (scena e coro «Come in un giorno solo»). La chiesa è illuminata per le nozze imminenti del figlio del conte,ma nessuno ha il coraggio di rivelare a Luisa la verità.Arriva Miller, che è stato liberato, e ringrazia la figlia d’essersi sacrificata per lui; Luisa gli consegna la lettera che ha scritto, pregandolo di recapitarla. Miller legge il foglio: Luisa svela la verità a Rodolfo e gli dà appuntamento per la mezzanotte, lasciando trapelare l’intenzione di togliersi la vita (scena e duetto «La tomba è un letto sparso di fiori»). Ma poi, alle preghiere del padre, strappa la lettera e gli promette che non l’abbandonerà: resteranno insieme, partiranno e vivranno poveramente.
Luisa, rimasta sola, s’inginocchia (scena «Ah! l’ultima preghiera»). Mentre prega appare sulla porta Rodolfo, avvolto in un mantello; senza farsi scorgere il giovane versa veleno nella brocca dell’acqua che si trova sulla tavola. Mostra poi a Luisa la lettera di Wurm e le chiede se sia autentica; la fanciulla, legata dal giuramento prestato, conferma. Rodolfo beve allora l’acqua avvelenata, porge il bicchiere a Luisa e le svela che di lì a poco entrambi morranno (duetto «Piangi, piangi... il tuo dolore »).

Luisa confessa la verità; Rodolfo, disperato, maledice se stesso e l’assiste nei suoi ultimi istanti. A Miller, accorso in quel momento, i due chiedono la benedizione e il perdono (terzetto finale «Padre! ricevi l’estremo... addio!»). Luisa muore; entrano intanto Wurm, Walter e i contadini. Rodolfo trafigge Wurm con la sua spada e cade anch’egli senza vita accanto al corpo di Luisa.

dal web


Luisa Miller non possiede l'invenzione e l'omogeneità di altri lavori verdiani, ma è una tappa fondamentale nello sviluppo della drammaturgia del compositore.
Egli, infatti, abbandona i drammi corali ed i personaggi monumentali, cimentandosi con un dramma proprio della borghesia. Facendo questo, scava nella psicologia e nelle emozioni dell'eroina Luisa cambiando, o meglio evolvendo, approccio rispetto al passato. L'approfondimento è reso possibile dalla presenza di pochi personaggi principali e di una sola protagonista. Con quest'opera Verdi porta a compimento quel processo di semplificazione scenica iniziato con Ernani e Macbeth.




L'ouverture ha riscosso da sempre grande successo. Il quintetto finale di quest'opera è il miglior pezzo di quest'opera, dicono.


Un duello fra padri 
La “paternità” è sempre stata un tema saliente della vita e dell’opera di Verdi. Il musicista non poté cimentarsi come genitore, perché da giovane perse i due bambini piccolissimi (Virginia e Icilio) avuti dalla prima moglie Margherita. Né accettò come un padre i figli naturali che la compagna e poi moglie Giuseppina aveva avuto prima dell’inizio della loro lunghissima relazione. Per puntigli di gestione patrimoniale, Verdi litigò con suo padre, fino al punto di non rivederlo mai più. I padri nelle sue opere sono ingombranti e divoranti: Amonasro per Aida, Rigoletto per Gilda, Giorgio Germont per Alfredo, Filippo II per Don Carlo, eccetera.
In Luisa Miller l’elemento paterno raddoppia: è come se assistessimo a una ‘sfida fra padri’, con eccessi genitoriali e figliali su due fronti. Il dramma originale di Schiller Intrigo e amore venne sceneggiato all’italiana dal librettista napoletano Salvadore (sic) Cammarano entro quella formula secondo cui i “figli sono pezzi del cuore”, con quel che segue, tra passioni ed emotività, fino alla strage finale.
Sul fatto che il soldato Miller sia pazzo d’amore per la figlia Luisa, desideri per lei un matrimonio d’amore e sia preoccupato per la sua scelta, caduta su uno sconosciuto, siamo tutti d’accordo. Però Verdi tende a giustificare anche l’altro padre, il conte di Walter, che ha ucciso per dare ricchezza e potere al proprio figlio Rodolfo; e ora che questi ha scelto una povera contadina (anziché l’altolocata e ben introdotta sua nipote), ritiene di fare il suo bene togliendogli Luisa.
Miller, il “padre-amore”, è naturalmente un padre migliore, mentre il conte di Walter è un “padre-interesse”, non in grado di giudicare i desideri del figlio. Entrambi, tuttavia, agiscono con altruistico intento paterno. Luisa è pronta a sacrificare i propri sentimenti per salvare la vita al padre, mentre Rodolfo finirà per punire il padre degenere suicidandosi sotto i suoi occhi con le parole: “La pena tua... mira!”. Muoiono gli innamorati ingenui, Luisa e Rodolfo, travolti dalle passioni. Muore giustamente Wurm, il cattivo totale che aveva ordito l’inganno vincente per screditare Luisa e averla per sé. Ma restano vivi, nel loro immenso dolore, i due padri. E l’ultima parola di quest’opera dolente è “figlio!...”, pronunciato dal conte di Walter, il “padre-potere” sconfitto.
Morale: un padre che rispetta i sentimenti della figlia ne ottiene amore fino al sacrificio, mentre un padre che non rispetta i sentimenti del figlio ne ottiene risentimento fino al suicidio per vendetta anti-paterna.
Oggi l’arguto scrittore americano Jonathan Franzen scrive con amarezza che i figli del tempo presente attendono solo la morte dei genitori per impossessarsi dei loro averi: ammesso che sia vero, è passato un secolo e mezzo, ma paiono molti di più.

di Franco Pulcini

Note di regia
Se si legge il libretto di Cammarano per la Luisa Miller dopo aver letto Kabale und Liebe si resta interdetti: quasi tutto ciò che rende il dramma di Schiller un testo eccezionale sembra svanito, dal contesto sociale alla complessa sfaccettatura dei personaggi. Poi si ascolta l’opera di Verdi e si capisce quale impressionante processo di trasformazione sia avvenuto con la musica. Due segni colpiscono immediatamente nel passaggio dal dramma all’opera: lo spostamento dell’azione su una montagna e la sparizione della madre di Luisa, personaggio assai vivo in Schiller. Due mosse che immediatamente hanno fatto slittare la mia immaginazione di regista da una dimensione realistica ad una fiabesca: una fiaba malata, perturbante, un sogno che si trasforma progressivamente in un incubo sotto la spinta della strumentazione “tormentata” (come un critico la definì al debutto napoletano dell’opera) che Verdi conduce brano dopo brano. Sullo scheletro del dramma scavato da Cammarano con la consapevolezza che la censura del tempo (siamo intorno al ’48) non avrebbe permesso allusioni a rivolte condivisibili sul piano politico, Verdi fa fiorire un’opera che si rivolge all’interiorità di ognuno e mette in scena, politicamente, rivolte profonde, sommerse nell’inconscio.
Un letto, due padri, un figlio e una figlia; un bosco, una claustrofobica aula del potere, un’amante risentita, un demonio: questi gli elementi dell’azione che si svolgerà in palcoscenico, tutti riconducibili, montati come sono in una sorta di compresenza temporale, a un quadro onirico. Ma non ho lavorato astraendo i personaggi, cosa che mi sarebbe sembrata del tutto fuori luogo trattandosi di Verdi, al contrario sottolineando la realtà dei loro rapporti, proprio come avviene nei sogni in cui tutto sembra vero. 
di Mario Martone



Organico orchestrale
ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti
4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, cimbasso
timpani, grancassa
arpa
archi
4 corni, campana, organo (da suonare internamente).

L'orchestrazione si fa più raffinata che in passato, il recitativo più incisivo e "va maturandosi l'equilibrio esatto fra musica e azione che non tarderà a mostrarsi nella prima opera cui Verdi si appassioni profondamente".

Libretto in pdf o web.
Spartito, parti e partitura qui.
Bozzetti, disegni e scene qui.

Materiale interessante e documentazione:
L'opera in breve di Claudio Toscani
Discografia di Luigi Bellingardi
Libretto di sala del Teatro La Fenice di Venezia

Li potete scaricare anche qui.









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