mercoledì 22 maggio 2013

Attila - Maratona Verdi 2013 - XV

Il fenomeno Verdi è inconcepibile se non associato al movimento del Risorgimento Italiano


Siamo giunti al quindicesimo appuntamento!
Oggi parleremo della nona opera del Maestro Verdi!


In quest'opera della giovinezza (1846) sono protagonisti i temi cari a Verdi - la lotta contro l’oppressore e l’amor patrio.



Storia e caratteristiche
Su libretto di Temistocle Solera questo melodramma, ovvero dramma lirico, trae ispirazione dalla tragedia "Attila, König der Hunnen" di Zacharias Werner. Si compone di tre atti ed un prologo.
La prima si tenne al Teatro la Fenice di Venezia il 17 marzo 1846 e non ottenne il successo desiderato, l'opera, comunque, si affermò in parte nel repertorio ottocentesco, ed è eseguita abbastanza spesso anche oggi. 
Verdi legge un saggio di Madame de Staël, il famoso De l’Alemagne, che contiene un riassunto del dramma del Werner, Attila re degli Unni. Il librettista Maffei dà a Verdi lo spunto per un soggetto "barbaro" e il Maestro, memore delle recenti letture che lo avevano entusiasmato, si mette al lavoro affidandone la trasposizione in versi a Temistocle Solera, e scegliendo il Teatro La Fenice di Venezia come luogo idoneo alla prima rappresentazione. L'opera affascina Verdi soprattutto per i protagonisti: Attila, Ezio ed Odabella. Egli, non troppo convito del libretto - come al solito - , decide di far fare alcune modifiche a Francesco Maria Piave. Dopo ciò il povero Solera, - comunque irreperibile a causa dei debiti - si offese e non collaborò mai più col musicista.


Curiosità
È stata rappresentata in piazza Capitolo ad Aquileia  nel luglio 2010, nell'ambito dell'evento "Attila - l'Opera di Aquileia" con Alessandro Svab (Attila), Giorgio Casciarri (Foresto), And







rea Zese (Ezio), Francesca Scaini (Odabella), Alessandro De Angelis (Uldino), Goran Ruzzier (Leone), direttore dal M° Manlio Benzi, e regista Dino Gentili.
I brani più famosi sono:
Preludio
Santo di patria indefinito amor - aria di Odabella, Tardo per gli anni e tremulo - duetto tra Ezio e Attila, Ella in poter del barbaro - cavatina di Foresto, Oh nel fuggente nuvolo - romanza di Odabella, Mentre gonfiarsi l'anima - aria di Attila, Dagli immortali vertici - aria di Ezio, Che non avrebbe il misero - romanza di Foresto.


Drammatis Personae
Attila, re degli unni - basso
Ezio, generale romano - baritono
Uldino, giovane schiavo bretone di Attila - tenore 
Odabella, figlia del signore di Aquileia - soprano
Foresto, cavaliere aquileiese - tenore
Papa Leone I - basso
Duci, re e soldati unni, gepidi, ostrogoti, eruli, donzelle d'Aquileia in abito guerriero, ufficiali e soldati romani, vergini e fanciulli di Roma, eremiti, schiavi 
Epoca V sec. d. C. ambientazione Italiana (Aquitania). Durata circa due ore.


Trama
(Prologo) - Intorno alla metà del V secolo Attila, capo degli Unni, ha conquistato e distrutto Aquileia. Il condottiero compare su un carro tra le rovine della città incendiata, sul finir della notte, mentre le sue orde lo acclamano (Introduzione: “Urli, rapine”). Avendo notato un gruppo di vergini italiche, che si sono difese in armi, Attila chiede loro la ragione di tanto coraggio. Gli risponde fieramente Odabella, figlia del signore di Aquileia: il motivo è l’amor di patria (scena e cavatina “Allor che i forti corrono”).Attila, ammirando il suo valore, le offre una grazia; poiché Odabella chiede una spada, le porge la sua. La giovane esulta, sapendo che con quell’arma potrà un giorno colpire l’oppressore. Attila si sente attratto da Odabella e ordina che rimanga, con le altre donne, presso il suo campo. Accoglie poi il generale romano Ezio, che propone al nemico di scendere a patti con una spartizione dell’Italia; ma la sua proposta è sdegnosamente rifiutata (duetto “Tardo per gli anni e tremulo”).
Rio Alto nelle lagune adriatiche - Da alcune capanne esce un gruppo di eremiti, che ricordano la triste notte e pregano il Signore. Approdano in laguna alcune navicelle, da cui scendono fuggiaschi di Aquileia guidati dal giovane cavaliere Foresto. Questi rivolge il pensiero all’amata Odabella, che sa prigioniera (scena e cavatina “Ella in poter del barbaro!”). Il coro lo esorta alla speranza.(Atto I) Bosco presso il campo d’Attila - Gli Unni sono ormai alle porte di Roma e si preparano alla conquista e al saccheggio della città. È notte; Odabella è sola e può finalmente dare libero sfogo al suo dolore. Nelle nuvole crede di scorgere le immagini del padre e dell’amato Foresto (scena e romanza “Oh! nel fuggente nuvolo”). Questi compare all’improvviso, in abiti barbari, e accusa Odabella di connivenza col nemico; ma la giovane si discolpa, mettendolo al corrente dei suoi propositi di vendetta (scena e duetto “Sì, quell’io son, ravvisami”). Tenda d’Attila - Un sogno turba il sonno di Attila: sta per conquistare Roma, quando un vecchio spettrale gli impone di tornare indietro, rispettando un luogo sacro (scena e aria “Mentre gonfiarsi l’anima”). Ripresosi dallo spavento,Attila chiama i capi del suo esercito e ordina loro di muovere subito alla conquista di Roma. Ma agli squilli di tromba fanno eco voci lontane che intonano un canto sacro.
Da una collina scende una processione guidata da Leone, nel quale Attila riconosce lo spettro del sogno. Alle parole del vecchio, Attila, tra lo stupore generale, è preso dal terrore. (Atto II) Campo d’Ezio -
L’imperatore Valentiniano ha imposto a Ezio la tregua con gli Unni. Questi legge sdegnato gli ordini giunti da Roma, vagheggiando la riscossa della patria (scena e aria “Dagli immortali vertici”). Si presentano un gruppo di schiavi di Attila, che invitano il generale romano al campo dei barbari. Ezio accetta l’invito. Uno degli schiavi rimane e si rivela essere Foresto. Questi confida a Ezio che Attila sta per essere ucciso e gli chiede di piombare, a un segnale convenuto, sul campo nemico. Ezio esulta per l’avvicinarsi del momento decisivo. Campo d’Attila. Gli ufficiali romani guidati da Ezio, che viene con nuove proposte di alleanza, fanno il loro ingresso al campo di Attila, preparato a festa. Il capo degli Unni siede a lato di Odabella. Mentre le sacerdotesse intonano una canzone lieta, un soffio di vento spegne le torce, causando lo spavento generale. Foresto indica a Odabella la tazza con il veleno destinata ad Attila, ma questa replica che il barbaro morrà per opera di spada. Le torce vengono riaccese. Odabella ferma Attila, che sta per bere dalla tazza, svelando il tradimento. Foresto si avanza accusandosi del tentativo di avvelenamento.
Odabella ottiene per sé la persona del traditore; Attila, impressionato dal gesto della giovane, dichiara che la sposerà l’indomani. Odabella spinge Foresto a fuggire, mentre gli Unni incitano il loro capo a riprendere le stragi. (Atto III) Bosco che divide il campo di Attila da quello di Ezio - Foresto apprende che stanno per avere luogo le nozze di Attila e Odabella; avverte le schiere romane che si tengano pronte a piombare sul campo nemico e, rimasto solo, rimpiange il suo amore perduto (scena e romanza “Che non avrebbe il misero”). Dal campo romano giunge Ezio, pronto all’attacco; compare anche Odabella, che è fuggita dal campo degli Unni e scongiura Foresto di crederle (terzetto “Te sol, te sol quest’anima”). Ma Attila, che ha inseguito Odabella e la vede tra i nemici, comprende le sue reali intenzioni e le rinfaccia l’ingratitudine (quartetto finale “Tu, rea donna, già schiava”). I Romani intanto danno l’assalto al campo degli Unni. Foresto si lancia per colpire Attila, ma Odabella lo ferma e trafigge lei stessa il capo dei barbari, vendicando così il padre e il suo popolo.

A cura di Claudio Toscani




Un curioso articolo di NonSoloBelcanto:
In generale i tenori non amano molto il personaggio di Foresto nell’Attila: per quanto destinatario di una delle più travolgenti scene patriottiche contenute in un’opera del primo Verdi (“Ella in poter del barbaro… Cara patria già madre e reina”) il ruolo è decisamente subordinato al carisma del basso protagonista e del baritono, impiegato nell’ambiguo ma affascinante ruolo di Ezio. Chissà se anche questa “non centralità” del personaggio all’interno degli equilibri musicali dell’opera influì nella storia interpretativa del lavoro durante il XIX secolo: la presenza di ben due romanze alternative composte da Verdi in sostituzione di quella originariamente prevista per Foresto in apertura del III Atto (“Che non avrebbe il misero”) potrebbe suffragare l’ipotesi che il ruolo non solleticasse sufficientemente l’estro e l’ego dei “primi tenori” ottocenteschi, che richiesero (e ottennero) arie composte a loro beneficio per esaltare al meglio le caratteristiche vocali ed espressive di ogni interprete. Leggi tutto>>


Molto interessante è la produzione della Scala della stagione 2010/2011, di cui trovate le immagini e un video illustativo del pensiero musicale e del regista (ascoltatelo!) qui.


L'opera in breve saggio di Claudio Toscani scaricabile qui.
Saggio di Philip Gosset su Attila qui (in Inglese).


Giuseppe Verdi - L'unno e l'italica valchiria - presentazione dell'opera (della Scala stagione 2010/2011) a cura di Franco Pulcini
Una nuova rappresentazione di un’opera giovanile di Verdi come Attila invita a una riflessione: perché, tra i grandi operisti italiani (Rossini, Bellini, Donizetti, Puccini), Verdi sembra prevalere nell’ammirazione collettiva? Perché il nostro musicista parmense - barbuto come un profeta - gode più degli altri di quest’aura biblica di padre della patria?
Il discorso sarebbe lungo, ma forse una risposta breve c’è: nell’Italia divisa dell’età risorgimentale, la sua musica a volte rozza, ma certo battagliera, i suoi personaggi tutti d’un pezzo e incapaci di doppiezze incarnavano l’esatto contrario del prudente timore nel quale molti italiani vivevano. Una ventata di eroismo plebeo rinfrancava ed eccitava ascoltatori “moderati” che si vergognavano un po’ di lasciare ad altri il compito di unire l’Italia.
Il dramma lirico Attila venne composto per il Teatro La Fenice di Venezia dove fu rappresentato nel carnevale del 1846. Si trattava di una storia “locale”: nel quinto secolo dopo Cristo avvenne infatti la distruzione di Aquileja ad opera delle orde barbariche guidate dal celebre re degli Unni.
Attila - gloria nazionale dell’Ungheria - non ha mai goduto di buona stampa in Italia. Però Verdi optò per una via di mezzo: fece trarre il libretto da una tragedia tedesca, Attila, König der Hunnendi Zacharias Werner, nel quale il condottiero ha una sua lealtà e non viene presentato solo come uno stragista sanguinario e brutale. Per esempio è turbato da sogni che si avverano.
C’è un passo nel prologo in cui due versi hanno diviso i commentatori: “avrai tu l’universo, / Resti l’Italia a me”, intonati dal generale romano Ezio. Al di là dell’entusiasmo che suscitavano allora al primo ascolto, si trattava di un mercanteggiamento ben poco eroico. .. Ma il “flagello di Dio” trova pane per i suoi denti nella guerriera italica Odabella, ben più furibonda del di lei fidanzato Foresto, anch’egli alla ricerca del riscatto per la distruzione della loro Aquileja.
L’aggressività patriottica della fiammeggiante vergine la porta persino a interrompere l’avvelenamento del condottiero pur di poter far giustizia lei in persona. Accetta addirittura di sposarlo, e quando Foresto sta per trafiggere Attila è lei a precederlo d’un soffio con la sua spada vendicatrice. Una storia ingenua, ma con grandi colpi di scena e tanto amor di patria.
Il libretto venne commissionato a Temistocle Solera, l’autore del libretto di Nabucco. Però Verdi a un certo punto lo sfiduciò, affidando il completamento a un altro patriota, Francesco Maria Piave, non perché fosse veneziano (e per la precisione dell’isola di Murano), e quindi anti-Attila, ma perché era di natura più accomodante e pronto a soddisfare le richieste dell’esigente musicista.
Attila è dunque opera risorgimentale e, come opera politica, segna il trionfo delle teste calde, spesso criticabili, ma, nel nostro profondo, altrettanto spesso ammirevoli.
Lo spettacolo del regista Gabriele Lavia, nella sua ambientazione in un mondo distrutto - un teatro romano, un teatro d’opera, un cinema – coglie inizialmente nell’opera il buio della barbarie, ma per poter far meglio esplodere la luce della libertà.




Vi propongo poi la mia traduzione parziale di un articolo di TUTTOOPERA:

Un ritorno al passato e qualcosa di più:
Per introdurre Attila e le opere della giovinezza di Verdi, e per comprendere il momento cruciale in cui la storia Italiana si trovava, bisogna dare ascolto alle parole di Jacopo Capon: "Verdi cominciò ad istigare un'azione patriottica con la sua musica. Gli stranieri non potranno mai comprendere l'influenza che, durante un certo periodo, esercitarono le ardenti melodie che Verdi concepiva, quando la situazione, o i versi stessi evocavano la disgrazia nella quale il popolo italiano si trovava con i sui ricordi e le sue speranze. Il pubblico vedeva allusioni dovunque, ma Verdi le visualizzava già da prima, adattandole alla sua musica, ciò che finiva, insignificante, provocando una vera e propria rivoluzione nei teatri". 
Queste osservazioni si completano grazie a quelle di Luigi Dallapiccola, che segnala: "Il fenomeno Verdi è inconcepibile se non associato al movimento del Risorgimento Italiano. Non è importate se Verdi se la sia cavata grazie a un parte (composizione) importante o meno. Ciò che interessa è che lui abbia assorbito quell'atmosfera e quel tono e abbia formulato,tanto con le parole che con la musica, uno stile attravero il quale il popolo Italiano abbia trovato la chiave della propria drammatica situazione, vibrando con essa".  

[...] (per il resto potete contattarmi scrivendo una mail a lacrisigenovese@gmail.com o con un commento)


Discografia
Lamberto Gardelli
Ruggero Raimondi, Cristina Deutekom, Sherrill Milnes, Carlo Bergonzi, Jules Bastin.
Ambrosian Singers
Royal Philharmonic
1973

Lamberto Gardelli
Evgeny Nesterenko, Sylvia Sass, Lajos Miller, Janos Nagy, Kolos Kovats.
1987

Riccardo Muti
Samuel Ramey, Cheryl Studer, Giorgio Zancanaro, Neil Shicoff, Giorgio Surjan.
Teatro Alla Scala de Milán
1989






Libretto in versione web e pdf.

Spartito, partitura e parti qui.









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